Amarcord

Lì dietro, il Campo Petron. E un legame con Superga…

Bisogna conoscerlo perché trovarlo non è semplice e poi, in vicolo San Massimo, non ci si arriva per caso. La zona è quella del Portello. Lì, dietro un cancello, c’è un pezzo importante della storia della città sportiva, c’è il campo Petron, uno storico rettangolo di gioco dove centinaia di ragazzi padovani hanno giocato.

«Se non te ghé mai zugà al Petron, ti de baeon no te sé niente», si dice da queste parti. Qui, il 5 agosto 1908, l’allora sindaco Levi Civita concede all’Associazione Ginnastica e Sport il primo spazio in città per l’educazione fisica.

Tanto è il rilievo di questo nuovo impianto da ospitare, il 20 febbraio del 1910, la prima amichevole dell’Associazione Calcio Padova, costituitasi solo una ventina di giorni prima. Ed è subito derby contro i cugini dell’Hellas Verona, voluto dal neo-presidente, centravanti (e ingegnere) Giorgio Treves de’ Bonfili. Finisce 0-0. È il Padova dei Tessari, dei Canè, dei Ceresja, un gruppetto di ragazzi poco più che ventenni. Il Calcio Padova resta al Portello fino al 1916, prima di trasferirsi al Monti di via Cinquantottesimo Fanteria.


E Walter Petron?

“Lalo”, per gli amici, nacque a Padova il 25 agosto 1918. Giocò per il Padova (con promozione dalla Serie C alla Serie B) 66 volte e segnando 17 goal. Nel 1938 passò al Torino (107 presenze e 26 goal) con cui ottenne due secondi posti in Serie A,
poi andò al Venezia.

Morì il 21 marzo del 1945, a soli 26 anni, in via Loredan (zona Portello), colpito da una scheggia durante un bombardamento.

I suoi ex compagni del Grande Torino non lo dimenticarono: poche settimane prima della Tragedia di Superga, il 20 febbraio 1949, la mattina prima della partita contro il Padova (all’Appiani), i giocatori portarono un mazzo di fiori sulla sua tomba ed una corona di alloro al campo della squadra dove si trova una lapide che lo ricorda: se la fecero a piedi dal Portello e arrivati al “Petron” depositarono dei fiori per l’ex compagno. Si mischiarono alla gente comune, non si risparmiarono di fronte a foto ed autografi, furono veramente dei signori. Qualcuno versò anche una lacrima di fronte alla lapide del compianto “Lalo”.
Tre mesi dopo, l’intera squadra granata perì nel tragico incidente aereo di Superga, che cambiò la storia del calcio italiano.

Poco tempo dopo, accanto alla lapide di Petron, ne venne apposta una per i ragazzi di Superga.

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