Amarcord

Goran Vlaovic: un bomber di Serie A

Goran Vlaovic, un attaccante che a Padova lascia il segno.

Nasce il 7 Agosto 1972. Croato, il calcio è una passione che lo divora fin da subito e in cui investe le sue energie, fin dall’adolescenza. Tolta una parentesi in cui, causa infortunio, fa capolino l’idea di farsi prete (!), la scommessa paga e Goran, approdato alla Dinamo Zagabria, per due anni consecutivi (1993 e 1994) vince il titolo di capocannoniere croato, con 61 reti in 81 presenze. È veloce, è tecnico, sveglio e furbo, un attaccante moderno insomma, di quelli che possono integrarsi in più moduli e coesistere con diversi partner d’attacco. Sembra essere destinato all’Ajax, a spuntarla è invece il Padova, ritornato in Serie A dopo 32 lunghissimi anni. Il presidente Giordani e il d.s. Aggradi concludono l’operazione di mercato con un esborso di tre miliardi di lire.

L’inizio di campionato è tuttavia disastroso: il Padova di Sandreani (sprovvisto di patentino) e Stacchini (vice) perde le prime quattro partite, subendo 12 reti e non segnando mai. Vlaovic mette tutto il suo impegno ma, sotto porta, la sua evanescenza è preoccupante. Il ragazzo è timido, parla poco e fatica ad ambientarsi. La svolta giunge (inaspettatamente) alla quinta giornata, con il pirotecnico pareggio 3-3 al San Paolo di Napoli e il primo punto del campionato. La gioia personale per Goran, invece, arriva l’11 dicembre del 1994, all’Euganeo, contro il Cagliari, sul finale di gara, quando realizza di destro, su punizione, il suo primo gol in Italia, dopo una prestazione maiuscola. Da quel momento l’avventura di Goran riparte con piglio diverso e l’attaccante realizza nel corso della stagione, altri 4 goal, tutti di ottima fattura (accompagnati da esultanze memorabili come quella con la Reggiana, con doppia maglia indossata per lanciarne una in curva… Ma non venire ammonito!), arrivando forse al più bello (e importante) il 10 giugno del 1995, nello spareggio salvezza contro il Genoa a Firenze. Una pioggia intensa, incessante e quasi 15.000 padovani rende epico quel giorno decisivo. Il protagonista assoluto è lui che sblocca il risultato nel primo tempo con una meravigliosa girata al volo di sinistro su cross di Kreek. Poi il Genoa pareggia con Skuhravý e, dopo i tempi supplementari, sono necessari i calci di rigore. Vlaovic calcia il quarto della serie e segna. A risultare decisivo è il rigore fallito, per il Genoa, da Galante. Padova è in festa.

L’estate del 1995 procede a gonfie vele. La nuova coppia d’attacco del Padova appare già ben amalgamata: Nick Amoruso e Goran Vlaovic sembrano giocare insieme da tempi immemori. Dopo aver battezzato con il goal l’esordio a Monza in coppa Italia, nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1995, però, accade l’imponderabile. Vlaovic si sveglia nel cuore della notte con un mal di testa lancinante. Dopo un consulto con il dottor Munari il croato si sottopone ad esami più approfonditi. Il responso arriva e non è rassicurante: ipertensione endocranica benigna. Vlaovic vola in Belgio, a Gand, per essere operato dal professor Caemaert: tutta Padova trattiene il respiro.

L’operazione riesce alla perfezione e nemmeno cinquanta giorni dopo Goran è già in campo. Ritorna ufficialmente a dicembre, nella sconfitta in casa contro la Fiorentina. “Se ho avuto paura di morire? Sì. All’inizio, quando mi hanno fermato dopo che avevo sentito un dolore fortissimo alla testa. Credevo che non mi avessero raccontato tutta la verità. Oggi sono molto contento, è uno dei giorni più belli della mia vita. La mia testa è a posto”. Pochi giorni dopo, il 10 dicembre del 1995, la carriera di Vlaovic tocca uno dei suoi punti più alti. All’Euganeo arriva l’Inter di Hodgson: si soffre ma il Padova riesce a vincere per 2-1. L’eroe di giornata è proprio Vlaovic, che realizza un’indimenticabile doppietta. A fine stagione il suo bottino è di ben 13 gol. Ancora una volta, Vlaovic suscita in estate l’interesse di alcuni dei maggiori club europei. Il Napoli su tutti, che gli fa firmare un preaccordo. Poi, però irrompe l’interesse del Valencia, che offre di più. Goran allora accetta la corte degli spagnoli e il presidente Ferlaino si infuria, arrivando ad appellarsi alla Fifa. Ma questa è un’altra storia…

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