Amarcord

Pierluigi Frosio alè

“Questa xe na bea squadretta secondo mi. Xe on pecà aver ciapà tre baeoni, ma secondo mi sto anno se divertimo”

Sentenziava questo, un tifoso qualunque, sul viale che dalla Curva Sud conduce ai parcheggi. Un po’ controcorrente, è vero, rispetto al consueto cosmico pessimismo imperante alle nostre latitudini.

Era un caldo Lunedì sera di fine estate, primo posticipo “extra lusso” della stagione 2002/03 di Serie C1. Il Padova era appena uscito dall’Euganeo con le ossa rotte, battuto a domicilio dal Cesena di Beppe Iachini, per effetto di una tripletta dell’attaccante albanese Florian Mirtaj. Eppure, nonostante l’amarezza per il 2-3 finale, quel Padova aveva divertito. Squadra corta, 4-4-2 camaleontico, trequartista “a scomparsa”, carattere da vendere e un branco di giocatori manovrieri, messi in campo senza sbavature da Pierluigi Frosio.

Proprio lui, l’allenatore che i biancoscudati li aveva salvati un anno prima, subentrando a Varrella a Novembre 2001. Aveva raddrizzato la barra del timone e – tra le ristrettezze economiche del tempo – reinventato un Pellizzaro motorino a centrocampo, e ispirato le belle (bellissime, a tratti) cose viste da Febbraio in poi con i vari Ferronato, Tasso, Sotgia, e bomber Ciro Ginestra. Dopo la paura iniziale, infatti, ci rinforzammo con acquisti mirati (e con pochi spiccioli, si badi), confermando nell’estate del 2002 i vari prestiti che così bene avevano figurato.

Di quella sera, di Padova-Cesena, rimane anche un’altra istantanea. Quella di Mister Frosio intervistato alla fine del match, al rientro negli spogliatoi. “Dispiace aver perso, ma questa squadra è forte e lo dimostrerà”, disse ai microfoni di Rai Sport Satellite. Aveva ragione.

I suoi biancoscudati cominceranno di lì a poco una cavalcata tutta cuore e bel gioco. Tanti – tantissimi – gol segnati e forse qualcuno di troppo tra quelli subiti, ma una serie di partite da incorniciare per intensità, bellezza ed imprevedibile epilogo. Padova contro Lumezzane, Varese, Cittadella: 3-2, 4-3, 3-2. La splendida vittoria di Ferrara, 2-0 con doppietta di un giovanissimo Davide Succi. Il successo a Lucca dopo più di 50 anni. Il 5-2 alla Reggiana. Il 3-3 casalingo con l’Albinoleffe. E potremmo proseguire.

Era un Padova, quello, che giocava a calcio in maniera spumeggiante. A prescindere dagli interpreti. Ginestra fu il trascinatore, certo, ma ci fu gloria anche per presunti rincalzi, due nomi a caso, Cerbone o Marcuz, sapientemente gettati nella mischia da un allenatore che prendeva a cuore quel suo Padova con fare un po’ paterno. L’unico Mister, va sottolineato, in grado di centrare i playoff in quasi un decennio, anche a dispetto dei milioni di Euro spesi da Cestaro dopo il suo avvento in Viale Rocco.

“Pierluigi Frosio alè lallallallalà”, gli cantava la curva. E lui umile, sempre di poche parole ma con un sorriso onesto e sincero, di gratitudine e benevolenza. Ci mancherà, eccome. E ci manca anche un pezzo di quel suo Padova operaio e a suo modo vincente.

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