Editoriali

Venghino, siori, venghino

“Venghino, siori venghino, vendiamo sole un tanto al chilo, panzane confezionate, e chiacchiere anche quando carnevale è passato da un po’!”

Italiani, popolo di santi, navigatori, poeti, e… facoltosi imprenditori interessati a rilevare società calcistiche in vendita. È proprio così, a pensarci bene. L’arte di arrangiarsi, in qualunque maniera, è sempre stata una delle caratteristiche della nostra Nazione. Una terra da sempre foriera di personaggi al limite tra il folkloristico e il visionario. Quelli del “venghino, siori venghino…” una frase urlata da mercato rionale, che racconta meglio di qualsiasi altra perifrasi lo stile tutto tricolore di vendere illusioni allo scopo – quasi sempre fine a sè stesso – di portare acqua al proprio mulino, guadagnare visibilità, e fregare il prossimo.

Il mondo del calcio, quanto di più simile al contesto del circo che fa ridere e sognare “bambini” di ogni età, è notoriamente il terreno più fertile per l’ascesa di ciarlatani e avventurieri di ogni sorta. E nel contesto biancoscudato, ne sappiamo qualcosa.

La comparsa, annunciata in pompa magna da Il Mattino di Padova, di Marino Molon è soltanto l’ultima in ordine cronologico. Ecco a noi, allora, l’imprenditore (?) di origini vicentine, con un breve trascorso nel Vicenza Calcio a fine anni ’80, attività commerciali nel campo dell’arredamento e – soprattutto – una sfilza di procedimenti giudiziari, alcuni dei quali ancora in corso, per evasione fiscale. Farebbe già ridere così, non fosse che l’atterraggio di Molon sulla scena biancoscudata negli ultimi giorni è stata accompagnata da una ridda di aneddoti e comparsate al limite del grottesco. Con tanto di interviste roboanti, cifre sparate alla viva il parroco, e nomine ufficiose di nuovi presidenti. Non bastassero i proclami – “Serie A in quattro anni” – poco prima della candida ammissione: “Beh, potremmo tentare la B già quest’anno. I playoff coinvolgono molte squadre, non lo sapevo”.

Il fatto è che personaggi di questo calibro hanno il potere di riscrivere la storia. E, per inciso, di far elevare lo status di ex Presidenti quali Cesarino Viganò o Diego Penocchio a volerne nominare soltanto un paio, a veri e propri gentiluomini.

Eppure, Molon non è il primo ad affacciarsi sulla scena con il titolo di imprenditore facoltoso, pronto a far rinascere i nostri colori. Nell’estate del 2004, con un Marcello Cestaro agli albori della sua consueta rubrica estiva “vendo il Padova, anzi no”, comparve dal nulla un manager friulano, Carlo Bigi, in compagnia del pittoresco Romi Osti, già a capo di un gruppo di televisioni private nel triveneto. La pantomima durò la bellezza di un’estate intera, di fatto compromettendo o per lo meno rallentando la gestione sportiva in vista della stagione 2004/05. Promesse, proclami, e il classico nulla di fatto alla fine della fiera.

Venne poi il giorno di Jens Bernhardsson, lo svedesone dagli occhi gentili che arrivò a Padova con un container di (pesantissime) torte e di bottiglie di sidro. Promise la tettoia per la curva Sud, anzi no, una curva a bordo campo. Anzi no, scusate, assicurò investimenti e sponsorizzazioni per lo sport di tutta la città. Divenne un altro uccel di bosco, in men che non si dica.

Un paio d’anni più tardi fu il turno del costruttore Mauro Bertani. Esatto, quello del Net Center, impegnato nel mercato dei legnami. Che ne disse Cestaro? Beh, nulla, perchè conti alla mano, l’inconsistenza della proposta era evidentemente alla luce del sole. Le ultime notizie sul suo conto, datate 2019, raccontavano di un nuovo processo in vista, con accuse (pesanti) di bancarotta fraudolenta.

Via, allora, con la timeline spinta in avanti fino al 2012. Con una situazione debitoria da far impallidire, dopo anni di mala gestione e spese pazze da parte della Famiglia Unicomm, bussarono alla porta i fratelli Vecchiato. Birra Antoniana doveva ergersi a brand salvatore della patria (biancoscudata) intera. Non fosse che tra interviste, conferenze stampa e presunti incontri interlocutori, non se ne fece un bel nulla, al netto della pubblicità gratuita guadagnata sui giornali e nelle TV locali. Alla salute!

Dimentichiamo qualcuno? Si, e ci scuserete, ma a questo punto non riusciamo a smettere di ridere. Attorno al 2011, Mauro Marotto si prese la scena per qualche tempo, regalando biglietti ai tifosi e accollandosi le spese per qualche trasferta con la squadra allora in Serie B. Padova Sport gli dedicò addirittura una rubrica – “Parla Marotto” – nella quale l’imprenditore parlava a ruota libera, per lo più lamentandosi della scarsa ricettività, tra le mura di Viale Rocco, quando provò a prendere il Padova per salvarlo e ricostruirlo. Con quali risorse? Quelle della Cassa Peota, evidentemente, una brutta storia di appropriazione indebita e di guai con la giustizia.

Sceglierete voi, se ridere oppure piangere. E sceglierete voi a chi credere, soprattutto. Con la speranza che dietro a Marino Molon, un bluff almeno all’apparenza, si celi effettivamente un’alternativa solida e credibile. Sempre che Oughurlian abbia l’intenzione di cedere l’intero pacchetto del Calcio Padova S.p.a., o di alleggerire il proprio impegno nella compagine azionaria.

Nel frattempo, venghino, siori, venghino.

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