L'analisi

Padova – Lecco 3-1: il punto di Vale!

E playoff siano!

Prestazione esaltante vissuta dagli spalti, di ancor maggiore qualità rispetto a quella di Trento. Il Lecco è squadra organizzata, ha movimenti e schemi radicati da tempo e ha sempre dimostrato di essere una squadra da vertice ma non è un caso che si sia schiantata contro un Padova in piena crescita tanto da fornire la lietissima imprevedibilità del non capire dove possa arrivare.

Proviamo a individuare certezze e preoccupazioni del Padova di oggi, ad una sola partita dalla fine del campionato, con la testa ai playoff e con un obiettivo che la società non ha ancora dichiarato (né verbalmente né con l’ufficialità di alcuni rinnovi o premi promozione).

Le certezze:

– finalmente abbiamo dei titolari, sono almeno 15, e chi subentra riesce sempre ad offrire qualcosa in più. Basta esperimenti;

– difesa alta, concreta ed aggressiva, che offre sicurezza a tutta la squadra;

– Radrezza vertice basso, che ha conferito equilibrio. Certo, mancano velocità (anche contrasto e precisione talvolta) ma le ripartenze e la costruzione dal basso sono fluide;

– questo 4-3-3 che diventa un 4-2-4 e che mi piace tanto. Con gli inserimenti continui dei centrocampisti, vedi Vasic (ancora a segno ieri al 5’ del primo tempo con un altro colpo di testa);

– gli esterni che, di volta in volta, si sovrappongono tra inserimenti, attacco degli spazi, incroci e riposizionamenti… Tanta fatica ma non mollano mai. Esempio: il secondo goal di Jelenic sul cross di Bortolussi che, di suo, protegge palla a metà campo, con un cambio passo supera il difensore e trova lo spazio per mettere una palla in area per Enej che, nel frattempo, si fa 60/70 metri di campo per posizionarsi al centro dell’area. Tanta roba, ragazzi, un Highlander!

– l’intelligenza… Di capire dove posizionarsi in campo per essere utili ai compagni. Lo vediamo sul terzo goal: palla filtrante su Bortolussi, il centrale fa quel metro in più, Bortolussi stesso non interviene perché arriva dal fuorigioco; Russini intuisce l’evolversi dell’azione e schizza in avanti dietro al centrale trovandosi davanti al portiere. A quel punto il goal arriva con la serenità e la consapevolezza di un giocatore che ha capito che è arrivato il suo momento. Nel frattempo, esempio contrario dello stesso concetto, chi non attacca gli spazi copre il compagno o lo supporta nell’azione.

– il ritmo, sempre presente e le idee, chiare, che rendono il gioco scorrevole e mai scontato.

Le preoccupazioni:

– la fragilità e il rischio metamorfosi di questi ragazzi: di alti e bassi ne abbiamo visti a volontà in questa stagione;

– i 5 primi minuti del secondo tempo: ritornare a vedere una squadra molle che corre disorganizzata verso l’area piccola di Donnarumma mi porta alla mente brutti ricordi… Non a caso prendiamo anche goal.

Fortunatamente ci riprendiamo dubito e chiudiamo la partita.

Attenzione a questa presunta fragilità da cementare con un’attenzione continua e la consapevolezza delle nostre qualità.

Ed ora sotto con i playoff: la finale è il 13 giugno, verrebbe da chiedere un aiuto al Santo ma rischieremmo di sembrare un po’ blasfemi, diamoci intanto da fare per quanto ci compete (cioè tifare, tifare, TIFARE!) e poi fiducia al proverbio “aiutati che il ciel ti aiuta”!

Forza Padova!

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