L'analisi

Padova – Triestina 1-1: il punto di Vale!

A noi tifosi Biancoscudati rimane solo l’atto di fede e di amore nell’essere presenti allo stadio, in casa e in trasferta, con la speranza che questa situazione non si aggravi ulteriormente.

Faccio veramente fatica a parlare di gesti tecnici e far comprendere alcune dinamiche di gioco, soprattutto in questo momento. È evidente a tutti la pochezza di gioco espresso di queste ultime tre prestazioni contro Pergolottese, Virtus Verona e Triestina.

Questo è un particolare microciclo di prestazioni che parte proprio dalla fine del mercato di riparazione che ha portato il gruppo squadra a un vero “mental-breakdown”, crollo mentale. Proviamo a capire cosa può aver influito.

Mercato e progetto tecnico fallimentare. Promesse non mantenute, rinnovi attesi a gennaio non ancora formalizzati o proposte fatte in attesa di valutazione, pressioni per far cambiare agenzia di procura ad alcuni e l’invito ad altri di trovarsi una squadra per il prossimo anno, continue voci di mercato per l’interessamento di altri club, non rendono l’atmosfera produttiva per chi si deve allenare in vista della partita di campionato.

Purtroppo, mi spiace dirlo, ma casualmente sono tre settimane che i ragazzi si allenano veramente male: parlo di attenzione allo staff tecnico, ritmo individuale e collettivo, velocità nel gesto tecnico, poca attitudine alla comprensione della filosofia di gioco del mister. Ho riscontrato poco impegno e atteggiamenti incomprensibili anche in chi, a parole, porta il biancoscudo nel cuore.

Pochi sono gli interpreti che possiamo escludere da questa situazione: Donnarumma, Zanellati, Fortin, Belli, Franchini, Jelenic, Vasic, Rossini, De Marchi, Liguori e il giovane Ilie, casualmente giocatori che non hanno problemi per gli anni futuri ma, anche per loro, non è facile lavorare in queste situazioni.

Il culto degli alibi. Espressioni di chi padroneggia il “culto del baeon da patronato” ma che non ha nulla a che fare con lo sport professionistico: l’episodio, il terreno di gioco, il pallone sgonfio, il tè freddo, le scarpe, l’arbitro, la Bianchi, Mirabelli, Oughourlian, il budget, l’allenatore, i media e ci mettiamo anche la gallina Giustina, sono tutte considerazioni, che non devono interessare al professionista.

Quando “al culto degli alibi” viene permesso di entrare in un gruppo è la fine. L’acqua delle docce non sarà mai ben calda, l’erba del campo mai ben tagliata e diventa un dramma quando è il giocatore a cercare le soluzioni:

  • perché corro più di quello?
  • perché non mi passa la palla?
  • perché gli è permesso fare quello vuole?
  • perché devo essere al top come Curcio a dicembre per poi non fare alcuna presenza o per essere messo fuori lista per motivi folcloristici?
  • perché mi devo fare male e stringere i denti se non so ancora dove andrò a giocare la prossima stagione?
    E i perché mentali si possono estendere all’infinito.

Ormai sono convinto che in questa squadra ci siano troppe e tante incomprensioni che a nessuno interessa risolvere.

Questa è la mia valutazione finale.
Non vedo le competenze per migliorare la situazione.
Non vedo soluzioni tattiche che ci possano rendere vincenti nel breve periodo.
Vedo solo altre domeniche di sofferenza vicino alla squadra.

Non c’è Oughourlian che tenga: oggi al Padova serve una visione che non c’è. Non date retta a false illusioni tipo “anche il Palermo era nella stessa nostra situazione”, “è un girone strano”, “tutto può succedere” ma al fatto che tutto può succedere e, per la legge di Murphy, dopo due finali perse, si può anche rischiare di retrocedere.

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