Amarcord

Amarcord: Inter-Padova 2-1, Carlo racconta…

Carlo Pinarello, proprietario della storica videoteca “Videotime” (1986-2018), pensionato forzato, tifoso e testimone oculare di fasti e nefasti del Calcio Padova fin dalla stagione 1969/70

“Sabato 3 giugno 1995. Il tifo Biancoscudato è in totale fermento, in assoluta trance emotiva. Domenica il Padova si gioca la permanenza in serie A. Si va a giocare a San Siro contro l’inter. Nel pomeriggio, come tradizione, viene nel mio negozio il mitico Gildo Fattori (per i Padovani non occorre alcuna presentazione). Da un po’ di tempo Gildo non sta benissimo ed in più si è rotto le scatole di sciropparsi centinaia di chilometri con la Sua Alfa Romeo rossa per cui, già da qualche mese andiamo, in trasferta, con la mia macchina. Con noi c’è anche Silvano Porro, un caro amico di Gildo. Nel pomeriggio di sabato ci accordiamo per gli orari. Domenica 5 giugno 1995, ore 8:00. Si parte verso Milano. Cominciano le diatribe tra Gildo e Silvano che, politicamente, sono distanti anni luce. Io guido e loro discutono. In verità una discussione pacata, amichevole e velatamente ironica. A metà strada Gildo si accende una sigaretta. Per la sua salute non dovrebbe ma lo fa comunque, rimbrottato dal censore Silvano. Passano pochi minuti e comincia a levarsi un piccolo filo di fumo. Odore di bruciato. Spero venga da fuori. No, è dentro. Freccia a destra e mi fermo vicino al guardrail. Smontiamo tutti e scopriamo la provenienza del fumo. Alla sigaretta di Gildo si era staccata la “bronsa” che, finita sul sedile, aveva creato un buco dal quale usciva una sorta di soffione boracifero. Spento il tutto, con una bottiglietta d’acqua (Vera), si riparte alla volta di Milano. Ho un sedile con un buco stile carotaggio geologico… Machissenefrega, gioca il Padova!

Arriviamo a San Siro in notevole anticipo e Gildo propone di andare a mangiare in un ristorante nei pressi dello Stadio che gli avevano consigliato. Bene, “andiamo”, dice Silvano, ottima forchetta. Ci sediamo e, di fianco, scorgo un volto familiare. Lo faccio notare ai due compagni di viaggio e anche a loro sembra un viso conosciuto. Attivo la mia notevole dote mnemonica e mi si accende la lampadina: è l’attrice Paola Tedesco, all’epoca discretamente famosa. Da quel momento non riesco a distogliere lo sguardo da quella bellezza, da quel fascino e da quella finezza. Ci portano il menu. Il piatto che costa meno (naturalmente ho preso quello) erano i tagliolini all’astice, “solo” 70.000 lire. Per non incidere sul conto finale, prendo acqua del rubinetto tiepida. Usciamo. Io, estasiato dalla visione della Paola e con il portafoglio leggerissimo… Machissenefrega, gioca il Padova!

Entriamo dall’ingresso stampa anche io e Silvano, nonostante i nostri physique du role, non proprio da giornalisti. Gildo va in tribuna stampa, noi due in tribuna rossa. Inizia la partita, inizia la sofferenza, inizia l’ansia, inizia la sudorazione e la salivazione è azzerata. A metà primo tempo, proprio sotto ai nostri occhi, Pippo Maniero segna un gol stratosferico in tuffo di testa. Si va al riposo sull’1 a 0. Nel secondo tempo Maurizio Coppola prende una traversa e a me viene un mezzo colpo apoplettico. Al 20′ Adriano Bonaiuti si dimentica di essere un fenomeno, e si fa uccellare da Orlandini. Mancano 25 minuti. Al Padova basterebbe un pari. Ma L’inter di Ottavio Bianchi deve vincere per accedere alla Coppa Uefa. Minuti mancanti 25, percepiti 756. Io e Silvano cominciamo ad imprecare in dialetto veneto ad ogni ripartenza dei nerazzurri. 90′ abbondante. Minuti di recupero. Corner a favore dell’inter. Incrocio le dita. Mi tocco i maroni. Trattengo il respiro. Se riusciamo a buttare la palla fuori area, l’arbitro fischia la fine. Batte Sosa sul primo palo a rientrare. Si erge sopra tutti quel pusillanime di Del Vecchio. Gol. Lo spettatore seduto davanti si alza, si gira, e si esibisce in una sequenza di “gesti dell’ombrello” verso di noi, gridando a squarciagola come un ossesso “toh brutti veneti del c…”. Ecco, sarà stato il trauma del gol preso allo scadere, la pressione scesa improvvisamente o chissà che altro, ma in quel momento ho avuto un forte istinto omicida. Avrei voluto emulare Hannibal Lecter e mangiarmelo vivo. Così il Padova fu costretto allo spareggio da disputarsi al Franchi di Firenze contro il Genoa del compianto Gianluca Signorini. Di quella partita incredibile parlerò magari un’altra volta, vista anche la lunghezza di questo scritto (qualcuno, sicuramente, si sarà smerigliato i co…i o avrà preso sonno durante la lettura). Concludo solamente ricordando l’urlo del mio amico Gildo Fattori all’ultimo rigore segnato da Kreek a Firenze. IL PADOVA È IN SERIE A, IL GENOA TORNA A CASA CON LE PIVE NEL SACCO! ma, come mi piace dire, questa è un’altra storia.”

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